Le StregheChi non conosce la figura della strega?
Secondo le credenze diffuse in varie culture, le streghe sarebbero state dedite alla pratica della magia e dotate di poteri occulti che sarebbero derivati loro dall'essere in contatto col maligno o comunque con entità soprannaturali. Queste donne (perché si è trattato per lo più di donne) avrebbero usato tali poteri quasi esclusivamente per nuocere alle persone e alle cose e talvolta per opporsi all'intera società umana. Per alcuni secoli molte persone sono state oggetto di persecuzione da parte della Chiesa quando in loro venivano individuate le caratteristiche attribuite alle streghe. Risulta riduttivo, benché storicamente corretto, indicare come "strega" solamente quella donna che si sarebbe data al Demonio per mezzo di un patto e dunque strettamente associata al male e al peccato. La ricerca storica colloca la figura della strega all'interno di determinati gruppi sociali, in linea di massima è sempre colei che si distingue dalle persone che la circondano e che non si adatta interamente al modo di vita e alle regole del gruppo sociale di appartenenza. (1) |
A partire dalla metà del 1200, le Herbariae, figure già note e contemplate nel diritto romano, furono accusate di essere eretiche e streghe, sottoposte a processi drammatici, furono sentenziate e messe a morte sul rogo, bruciate, nella maggior parte dei casi, in altri, morirono sotto tortura. Si è di fronte alle prime donne medico del popolo, esperte conoscitrici della Natura, delle erbe e delle piante, imparano attraverso la pratica e l’esperienza ad utilizzarle a scopo terapeutico e benefico. Ben presto i loro medicamenti, ricavati dalla natura, diventano per il popolo l’unico rimedio, l’unica cura possibile, in una realtà, quale quella medievale, che negava ogni assistenza agli strati popolari. Ma in particolare, le Herbariae lavorano per e con le donne. Tant'è che la maggior parte di esse assiste le donne al parto e le aiuta ad alleviare la sofferenza.
Con il passare dei secoli, le Herbarie, attraverso un rudimentale metodo empirico, acquisiscono conoscenza e sapere medico, le cui radici andranno a costituire la scienza medica moderna. La Chiesa cattolica a partire dall’anno 1100-1200 inizia a perseguitare gli “eretici”, e tutte le forme di eresia, incluse le donne-streghe-medichesse. Ma occorreva costruire un impianto ideologico che legittimasse la persecuzione nei confronti di quelle donne che, per ragioni legate al loro status, non avevano il diritto ad accedere all’istruzione ufficiale eppure artefici di una forma di sapere che si oppone ai dettami della chiesa medievale, di ignorare la cura del corpo e abbandonarsi alla malattia, seppero trasgredire questo ordine, dando valore alla persona, composta da anima ma anche corpo, e come si dirà: “nulla di impuro ha a che fare col corpo”, eliminando l’idea di corpo come ricettacolo del male e della vergogna. La Chiesa di Roma, coadiuvata dalla filosofia medievale, elabora un concetto di sessualità femminile che genera la catena semantica: donna-amante-immagine di Satana, laddove il femminile è fonte di irrazionalità. (2) |
La dea, la maga, la profetessa, archetipi della donna guaritrice che riempiono la mitologia e che hanno lasciato un segno nell’immaginario della saggezza femminile, sono entità di passaggio tra il mondo primigenio degli dei e quello degli uomini.
Figure di donne sagge, misteriose, dalla femminilità selvaggia, dalla conoscenza delle leggi del cosmo, temute dagli uomini e da loro ridimensionate attraverso la ragione, nella sfera di ciò che è sacrilego e oltraggioso, di ciò che va contro gli dei. La progressiva evoluzione della maga saggia, della pizia, della sacerdotessa guaritrice, verso il prototipo della strega condannata ai roghi dell’Inquisizione, non è stata un’invenzione del Medioevo, ma ha avuto un’incubazione più remota, che ha goduto di consenso durante tutto il periodo classico. Già la stessa Medea greca costituisce il momento cruciale di questa trasformazione; appare snaturata dai caratteri originari, già plasmata dal giudizio degli uomini e quasi “strega”. La religione cristiana contribuì attivamente a disegnare il programma di vita al quale avrebbero dovuto uniformarsi le donne. Allo stesso modo, si preoccupò di limitare ed arginare l’autonomia e l’indipendenza della donna, dalla quale ci si attendeva solo una rassegnata subordinazione. Qualunque tentativo di sottrarsi al progetto di vita tracciato per loro era interpretato come un principio di disintegrazione sociale, equivalente ad una condotta che andava contro l’ordine stabilito dalla divinità. L’uomo era considerato un essere più spirituale e razionale, pertanto, prossimo al bene e alla divinità; al contrario, la donna, associata al corpo e alla sessualità, era era la rappresentazione del male e del demonio. In corrispondenza di queste idee e della smisurata paura del demonio, si arrivò alla consapevolezza dell’esistenza di un nemico mortale dell’uomo e allo stesso tempo, si diffuse una concezione della donna come alleata del maligno, nel suo scontro con l’uomo. (2) |